OMELIA DI
SUA SANTITÀ BARTOLOMEO I
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI, NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO

IN OCCASIONE DELLA SOLENNE CELEBRAZIONE DEL VESPRO

CHIESA E PREGHIERA

Avendo visto la luce vespertina e inneggiando il nostro vero Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, in questa bellissima Chiesa di San Petronio, di tutto cuore, portiamo in primo luogo, dalla Città di Costantinopoli, la benedizione della crocifissa Santa Madre e Grande Chiesa di Cristo, insieme alla pace che supera ogni intelligenza e che sorge dal trono della Divina Trinità, che ci ha concesso non solo di credere, ma anche di patire quotidianamente per Cristo, che è benedetto nei secoli.

Il mistero della Chiesa trova la sua massima espressione, soprattutto in ogni sinassi di preghiera e specialmente nella celebrazione della Divina Eucaristia, che è il centro della sua vita.

Generando i suoi figli dal ventre spirituale, che è il Sacro Fonte del Battesimo, la Chiesa ci ha costituito tutti fratelli, prima di Cristo e poi dei Santi, come mostra anche la parola "fratello", in greco "adelphòs", la cui etimologia contiene la particella cumulativa "a" e la parola "delphys", che significa "ventre".

Ogni famiglia umana, mostra la sua esistenza nella condivisione continua della mensa paterna: così, anche noi - che siamo i figli della grande famiglia spirituale della Chiesa - ci raduniamo ogni volta attorno alla Santa Mensa, per partecipare al nutrimento spirituale e per mostrare in tale modo la comunità della fede e la realtà della nostra fratellanza in Cristo.

Secondo l’insegnamento dei Santi Padri, questa nostra comunione alla Mensa spirituale di Dio ha una duplice caratteristica: è cioè mistica e sacramentale.

La nostra partecipazione mistica si ottiene tramite l’adempimento personale di tutte le opere evangeliche, soprattutto della preghiera, mentre la partecipazione sacramentale si raggiunge con la comunione della grazia dello Spirito Santo, che scaturisce dai Sacramenti (Misteri) della Chiesa e soprattutto dalla Divina Eucaristia, in modo proporzionato alla nostra purezza e generosità spirituale.

Per questo in tutte le assemblee di preghiera della Chiesa, necessariamente si fa uso della preghiera che il Signore ci ha insegnato, cioè il "Padre nostro".

Come è noto, è antichissima la costituzione dell’ordinamento quotidiano di preghiera della Chiesa cristiana, sia in Oriente che in Occidente, osservato fino ad oggi, presso di noi senza omissioni e specialmente nei Sacri Monasteri, luoghi per eccellenza di adorazione e di preghiera a Dio e nei quali si realizza l’esortazione paolina "pregate senza interruzione".

Anche i fedeli che vivono nel mondo e hanno molteplici occupazioni, cure e pensieri della vita, possono applicare la preghiera detta "monologica", chiamata comunemente la "Preghiera di Gesù": "Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me".

Questa preghiera nella sua semplicità, non richiede un luogo speciale di culto, ma viene celebrata misticamente nel tempio spirituale che è la nostra mente e il nostro cuore, secondo gli insegnamenti del nostro grande predecessore, San Gregorio il Teologo.

E’ davvero ammirabile l’amore del Signore per l’umanità: tramite molteplici mezzi, e così tanto semplici, egli diviene volontariamente per noi, umili e indegni, cibo di santificazione e di immortalità.

Con piena fiducia nell’estrema filantropia del Signore misericordioso, navighiamo l’alto mare della vita presente, lottando secondo il vangelo per spogliarci dell’uomo vecchio e rivestirci del nuovo, generato secondo Cristo.

Questa lotta, sicuramente, non è sempre facile, come anche l’apostolo Paolo riconosce nella sua lettera ai Romani.

Le passioni naturali e acquisite che oscurano l’immagine divina che è in ciascuno di noi e ci ostacolano nella continua visione mistica di Dio, hanno bisogno della forza che viene dall’alto e che viene elargita dalla Chiesa, per potere essere sottomesse e trasformate in passioni divine, come insegna San Gregorio Palamas.

Diletti fratelli e figli amatissimi,

con infinita gratitudine è giusto e doveroso per ciascuno di noi, rendere grazie al Signore nostro e Salvatore Gesù Cristo, per tutti i beni celesti che ci ha donato e soprattutto per la possibilità di diventare, per sua grazia, eternamente partecipi della Sua Divinità.

Quanti sono, in tutto il mondo, i nostri prossimi che ignorano questa divina predestinazione! E che cosa noi abbiamo dato di importante a Dio, perché egli di sua volontà ci abbia dato tanto onore, con il farci membri della Santa Chiesa e famigliari dei suoi Santi?

Questo amore di Dio, deve spingerci con generosità ad approfondire sempre di più il mistero della nostra chiamata e a realizzarla continuamente, mettendo in opera i comandamenti del Vangelo, come figli e non come servi o stipendiati, come insegna San Basilio il Grande.

Quello di stasera è il Vespro del Sabato, con il quale, secondo la Liturgia, entriamo nel giorno della Risurrezione. In questo giorno, noi, ogni settimana, rendiamo gloria al nostro Signore, che è risorto vittorioso dal sepolcro, con piena fiducia che anche noi saremo con-resuscitati e con-glorificati con Lui nel regno eterno, se vivremo in questa vita come figli della risurrezione, con lo sguardo rivolto alle cose eterne.

Veniamo così trasformati in Vangeli viventi e testimoni della speranza sicura che è in noi, speranza che è Cristo stesso, lui che si è rivestito della nostra carne mortale e l’ha resa incorruttibile con la Sua passione e la Sua risurrezione.

E’ purtroppo molto evidente, fratelli carissimi, che la società moderna sempre di più si allontana dalla visione teocentrica della vita, negando di fatto la nostra origine divina e lo scopo della nostra esistenza, che trova in Gesù, il risorto Dio-Uomo, la sua giustificazione.

Questa bufera ideologica della idolatria pratica, tante volte trascina pericolosamente anche noi, mettendo in evidenza l’immediatezza dei sensi e nascondendo agli occhi dello spirito i misteri della Divina Economia, non visibili, ma reali.

Deve perciò sempre risuonare nel nostro cuore, quanto il celeste Paolo ha scritto agli antichi Colossesi:

"Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo, poiché è in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità e voi avete in lui parte alla sua pienezza" (cfr. Col 2,8-10).

Perciò, quando i pensieri del dubbio martellano la nostra esistenza, ricordiamoci di tutto questo e chiediamoci insieme all’entusiasta apostolo Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!".

Potessimo tutti noi diventare vitalmente partecipi di queste "parole che danno la vita eterna", per la grazia e la benevolenza di Dio, e adorare la sua Santissima Trinità, come nel passato i Santi della nostra Madre Chiesa. Amen.