San Giuseppe l’Innografo di Siracusa

La vita di San Giuseppe l’Innografo è stata scritta dal suo discepolo e successore Teofano. Giuseppe nacque a Siracusa l’816 e lì visse sino a che i continui attacchi dei saraceni imposero un’inevitabile fuga dalla Sicilia, che avvenne nel 827 ed egli, insieme alla famiglia, si rifugiò nel Peleponneso (Grecia meridionale). A 15 anni venne ordinato monaco nel monastero di Latomia presso Tessalonica. Successivamente, venne ordinato sacerdote giovanissimo. Dotato di una bella voce e di una capacità straordinaria nella composizione di inni, spesso lodava mediante il canto Dio e i suoi Misteri, la Theotokos e tutti i Santi. Ebbe come padre spirituale, San Gregorio il Decapolita, insigne difensore delle Icone e confessore della fede, che nell’840 unitamente ad altri confratelli si recarono a Costantinopoli ove vissero nella chiesa di Sant’Antipa. Quindi, nell’anno successivo venne mandato a Roma a chiedere sostegno al Papa nella lotta iconoclasta, ma durante il viaggio, la nave che avrebbe dovuto portarlo in Italia, venne intercettata dai saraceni e, pertanto, Giuseppe venne sequestrato e portato a Creta, durante la prigionia trascorse il tempo lodando Dio e grazie al pagamento del riscatto venne liberato. Quindi fece ritorno a Costantinopoli nell’843 ove trovò il suo padre spirituale che già aveva reso la sua anima a Dio, l’imperatore Teofilo morto e l’ortodossia in trionfo. Nell’850 con il discepolo San Giovanni fondarono un monastero ove custodire il corpo del padre spirituale, e successivamente del medesimo Giovanni oltre alle reliquie di San Bartolomeo precedentemente ottenute a Tessalonica ed ove Giuseppe compose innumerevoli e splendidi componimenti poetici, inni liturgici, che lo resero importante nella Chiesa bizantina. Fu coinvolto nella deposizione del Patriarca di Costantinopoli Sant’Ignazio, verso cui fu amico e fedele sostenitore e per tali motivi fu esiliato a Cherson (Crimea) dal potente cesare Bardas. Fu richiamato nel 867 dall’imperatore Basilio I Macedone, che altresì richiamò nella sede apostolica costantinopolitana Ignazio e deponendo a sua volta San Fozio. Ritornato nella capitale dell’impero venne nominato “schevofilace” (custode del tesoro dei vasi sacri) di Santa Sofia ed in tale veste accolse la delegazione papale inviata da Adriano II all’VIII Concilio (869-870), il 25 settembre 869. Alla dormizione di Sant’Ignazio, il santo siracusano si riconciliò con San Fozio, che prima della sua dormizione si riappacificò con il Papa di Roma, e mantenne la prestigiosa carica di schevofilace sino alla sua dormizione, avvenuta all’età di 70 anni circa, il 3 aprile 886. Il santo monaco siciliano, pur essendo stato coinvolto nella lotta iconoclasta, fu molto importante non tanto per la difesa delle Sacre Icone, quanto per la notevole mole e qualità di inni liturgici, che gli valsero unanimemente, tra i molteplici validi poeti della Chiesa costantinopolitana, il titolo di Innografo per antonomasia.

Per le preghiere di San Giuseppe l’Innografo, Signore Gesù Cristo, Dio nostro, abbi misericordia di noi e salvaci. Amin!