San Metodio



Figlio dell'illustre Giovanni, nacque a Siracusa verso il 789 e dopo una scelta formazione intellettuale si trasferì a Costantinopoli, accompagnando sant’Eutimio di Sardi che tornava da un prolungato esilio nell'isola di Pantelleria, al largo di Trapani. Monaco nel Monastero di Chenolakko , fece rapidi progressi nella vita spirituale; collaboratore del patriarca san Niceforo, a soli 25 anni fu eletto arcidiacono e a 36 igumeno dello stesso Chenolakko e del Monastero degli Eligmí, da lui stesso fondato in diocesi di Kio.
Dopo il sinodo iconoclasta dell' 815, Metodio fuggì a Roma dove subì una grave tentazione da cui fu salvato per intercessione di san Pietro, ottenendo il dono della purezza.
Rientrato a Costantinopoli nell’821, fu arrestato e sottoposto a feroci torture: per tutta la vita dovette portare una fascia per sostenere le mandibole slogate a forza di pugni. Fu poi rinchiuso in una fogna in cui, nell' 831, fu gettato anche sant’Eutimio che mori poco dopo, assistito da Metodio che ne scrisse la Vita. Ridotto ad uno scheletro, fu liberato verso l' 838; partecipò alla guerra contro gli Arabi e nel'843 fu eletto patriarca ecumenico, grazie all’intervento dei santi Isaia di Nicomedia, Simeone di Lesbo e loannikio, ma soprattutto grazie alla rinuncia di san Michele il Sincello. Questi, segretario del patriarca Tommaso di Gerusalemme, era stato in contatto epistolare con i monaci della Sicilia e dallo stesso patriarca era stato inviato a Roma quando il papa Leone III chiese l’aiuto di ecclesiastici istruiti e capaci di chiudere “la sfrenata bocca dei Franchi” che diffondevano la dottrina del Filioque.
Metodio elesse san Naucrazio igumeno di Studio, san Simeone di Lesbo vescovo di Mitilene, san Teodoro il Marchiato metropolita di Nicea e l'eremita Pietro vescovo di Syílaion. Fece restaurare da san Lazzaro il Kazaro l'icona del Salvatore di Chalki e l’11 marzo 843 istituì la festa dell'Ortodossia. Nell'844 richiamò dall'esilio san Teofilatto e lo restituì alla sua sede di Nicomedia; il 13 marzo 847 depose nella basilica degli Apostoli le reliquie di san Niceforo. Consumato da un cancro, morì nell'847 e fu sepolto nella basilica degli Apostoli , l'inno per i suoi funerali fu composto da san Fozio e la Vita, sembra, dall'arcivescovo di Siracusa Gregorio Asvesta.