
SAN 
    CIRILLO DI GERUSALEMME
    La Catechesi battesimale 
    e quella mistagogica 

Cirillo di Gerusalemme nacque in Palestina tra il 313 e il 315; non abbiamo notizia precisa né del luogo, né della data di nascita, né come abbia trascorso i primi anni della sua vita. Visse mentre la Palestina e la Terra Santa diventava meta di pellegrinaggi e la Chiesa affrontava i primi problemi ed eresie . Tutta la sua vita è coinvolta nel travaglio della Chiesa dei primi anni. In quelli anni Costantino innalzava al posto dei tempi pagani i sacri edifici del Golgota, della Risurrezione e della Pentecoste.
Fu ordinato diacono da Macario, suo vescovo e già padre 
  conciliare a Nicea, e poi presbitero da Massimo.
  Poi ordinato vescovo dal suo metropolita Acacio e deposto dal Concilio di Gerusalemme 
  nel 357, si rifugiò ad Antiochia. In seguito lasciò Antiochia 
  per andare in esilio a Tarso, dove gli fu permesso di esercitare anche lì 
  le sue funzioni di vescovo e catecheta, finché non fu restituito alla 
  sua sede nel 359. Un secondo esilio durò fino al 361 anno della morte 
  di Costanzo che lo aveva perseguitato. Ma, verso il 367, l’imperatore 
  Valente lo condanna all’esilio, di nuovo, dal quale potrà tornare 
  solo nel 378, definitivamente, dopo la morte di Valente.
  Nel 381 prese parte al Concilio II di Costantinopoli. Morì probabilmente 
  il 18 marzo del 387, data che i calendari liturgici dell'Oriente e dell'Occidente 
  commemorano la sua memoria. La sua opera più celebre sono le 24 Catechesi, 
  pronunciate nel 348 o 350 per lo più nella Basilica del Santo Sepolcro.
Nelle Catechesi san Cirillo propone una sintesi della dottrina 
  cristiana per il fedele, e attraverso loro possiamo avere preziose indicazioni 
  riguardo i luoghi di culto innalzati da s. Costantino. Queste Catechesi, come 
  molti manoscritti ricordano, devono essere state raccolte da qualche uditore.
  È noto che ai tempi delle Catechesi di s. Cirillo la croce di Cristo, 
  trovata da s. Elena, madre dell’imperatore, era già innalzata sulla 
  roccia del Calvario (Golgota), assieme al sepolcro unico luogo di culto cristiano. 
  Il complesso Calvario-Sepolcro formava un'unica strutturale sacra: sul sepolcro 
  Costantino aveva innalzato la chiesa dell'Anastasis collegata con un atrio al 
  Calvario. Tra le due s'innalzava la croce.
Nella terza catechesi battesimale parla del santo battesimo 
  attraverso il quale vengono rimessi tutti i peccati, anche quelli più 
  gravi:
  Abbi fiducia, Gerusalemme, il Signore eliminerà le tue iniquità 
  . Il Signore laverà le vostre brutture…; 'spargerà su di 
  voi acqua pura e sarete purificati da ogni peccato. Gli angeli vi fanno corona 
  esultanti e presto canteranno: 'Chi è costei che ascende immacolata, 
  appoggiata al suo diletto?. Costei, infatti, è l’anima già 
  schiava ed ora libera di chiamare fratello adottivo il suo Signore, che accogliendone 
  il proposito sincero le dice: Ecco, ora sei bella, quanto bella! … Così 
  egli esclama alludendo ai frutti di una confessione fatta con buona coscienza… 
  Voglia il cielo che tutti… manteniate vivo il ricordo di queste parole 
  e ne traiate frutto traducendole in opere sante per presentarvi irreprensibili 
  al mistico Sposo e ottenere dal Padre il perdono dei peccati.
 Nella tredicesima catechesi battesimale, parlando della Crocifissione 
  e morte di Cristo, s. Cirillo insegna:
  Fu vera la sua passione; vera infatti fu la sua crocifissione... Se invero 
  qui ora lo negassi, insorgerebbero per confutarmi questo Golgota dove adesso 
  siamo tutti riuniti. 
  
  Nella diciannovesima catechesi, chiamata anche prima catechesi mistagogica ai 
  neofiti, sul battesimo, pronunziata nella Chiesa dell'Anastasis dopo l'Eucarestia 
  del lunedì di Pasqua, spiega i principali riti precedentemente svoltisi 
  nel vestibolo del battistero. Ci descrive l'ordine seguito dalla Chiesa: rinunzia 
  a satana, alle sue opere e alle sue seduzioni e la stipula del patto battesimale 
  con le promesse di fedeltà a Cristo:
  Appena entrati nel vestibolo dell'edificio dove si amministra il battesimo, 
  standovene rivolti in piedi verso Occidente, avete ascoltato l'ordine di stendere 
  la mano e di rinunziare a satana come se fosse presente.
  
  Nella ventesima catechesi, o seconda catechesi mistagogica ai neofiti, sul battesimo 
  descrive il rito battesimale della Chiesa:
  Presi per mano siete stati accompagnati alla santa piscina del divino lavacro, 
  come Cristo deposto dalla croce nella tomba qui di fronte. Qui foste interrogati 
  uno ad uno se credevate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 
  e voi avete fatto la salutare confessione di fede. Per tre volte siete stati 
  immersi nell'acqua e per ciascuna delle tre ne siete riemersi, per simboleggiare 
  i tre giorni della sepoltura di Cristo.
  
  Nella ventitreesima ed ultima delle Catechesi, o quinta catechesi mistagogica, 
  è dedicata sul Sacrificio eucaristico. Dopo aver parlato dell'Eucarestia 
  come mistero del corpo e sangue del Signore, il santo spiega che attraverso 
  la celebrazione della Divina Liturgia se ne rinnovi la memoria. San Cirillo 
  ci offre anche una ampia spiegazione della preghiera del Padre nostro.
  
  Ai neofiti che si accostano all’Eucaristia insegna per ricevere il corpo 
  di Cristo:
  Quanto ti accosti, non stendere le palme delle mani con dita disgiunte; 
  ma con la sinistra facendo un trono alla destra che deve accogliere il Re, ricevi 
  il Corpo di Cristo sul cavo della destra, dicendo "Amen".
  Quando la tua mano viene a contatto del corpo santo, santifica gli occhi, attento 
  a non lasciarne cadere qualche frammento, perché sarebbe per te come 
  perdere un membro del tuo corpo.
  
  Per accedere alla comunione per ricevere il sangue di Cristo:
  Dopo la comunione col corpo di Cristo, accostati al calice del suo sangue 
  senza stendere le mani, ma prendine inchinandoti con gesto della massima adorazione 
  e dicendo: "Amen" santificati tutto. Finché hai il sangue di 
  Cristo sulle labbra, toccalo con le mani e con esso santifica gli occhi, la 
  fronte e gli altri sensi.
   
Riportiamo la IX, X, XV, XVII, Catechesi battesimale per intero e le Catechesi mistagogiche.
  Catechesi battesimale, IX, X, XV
  Le meraviglie della creazione 
  Contempla la primavera 
  e ogni genere di fiori, tutti così eguali eppure così diversi: 
  il rosso della rosa, il bianco candido del giglio. Chi mai li crea così 
  distinti, dalla stessa pioggia e dalla stessa terra? Osserva quanta precisione: 
  uno stesso legno d’albero, ora si dischiude in una chioma ombrosa, ora 
  produce molteplici frutti; e uno solo ne è l’artefice. Di una sola 
  vite, una parte si brucia, un’altra fiorisce, una terza si ricopre di 
  foglie, un’altra ancora di viticci, una quarta, infine, si trasforma in 
  uva. Ammira anche il grosso anello di nodi della canna, come l’ha fatto 
  il Creatore.
  Da una sola terra provengono i serpenti, le fiere, i giumenti, la legna, i cibi 
  commestibili, l’oro, l’argento, il rame, il ferro, la pietra. Unica 
  è la sostanza dell’acqua; eppure da essa provengono le razze dei 
  pesci e degli uccelli: gli uni fatti per nuotare nelle acque, gli altri per 
  volare nel cielo.
  Questo è il mare grande e spazioso ove risiedono rettili senza numero(Sal 
  103,25). Chi potrebbe descrivere la bellezza dei pesci che vi vivono? Chi, la 
  grandezza dei cetacei e le caratteristiche degli anfibi che abitano sulla terra 
  asciutta come nelle acque? Chi potrebbe parlare della profondità e dell’estensione 
  del mare o della poderosa violenza delle sue onde, quando si levano in alto? 
  Esso, tuttavia, è rimasto fermo nei suoi limiti, secondo il comando di 
  colui che disse: Fin qui giungerai e non oltre; in te stesso le tue onde si 
  deporranno con furia (Gb 38,11). E il mare, dal canto suo, rende chiara testimonianza 
  di quest’ordine ricevuto: ritirandosi con le sue onde, descrive una visibile 
  linea sulla spiaggia, come per dimostrare a chi guarda di non aver oltrepassato 
  i limiti impostigli.
  Chi può sapere come sono fatti gli uccelli dell’aria? Alcuni di 
  essi muovono la lingua esperta nel cantare, altri hanno le penne multicolori, 
  altri ancora, come lo sparviero, sono capaci, mentre volano, di restare immobili 
  nel vuoto: infatti, per volontà di Dio, lo sparviero sta immobile con 
  le ali distese, guardando verso le regioni del sud (Gb 39,26). Chi fra gli uomini 
  può guardare l’aquila quando si leva in alto (cf. Gb 39,27)? Se 
  dunque il più sciocco degli uccelli si sottrae alla tua vista, una volta 
  levatosi in alto, come vuoi comprendere il Creatore di tutte le cose?
  Quale persona conosce i nomi di tutte le fiere? Oppure, chi potrebbe esaminare 
  la fisiologia di ciascuna di esse? E allora, se non conosciamo neppure i nomi 
  delle fiere, come possiamo comprendere il loro Creatore?
  Uno solo fu il comando di Dio, quando disse: La terra produca le bestie selvagge 
  e i giumenti e i rettili, secondo la loro specie (Gen 1,24). Fu così 
  che le diverse razze di animali, con un solo ordine, da una sola origine, vennero 
  alla luce: la mitissima pecora, il leone carnivoro e molti altri animali che 
  sembrano imitare, in diversi modi, i diversi caratteri umani: la volpe, ad esempio, 
  esprime l’astuzia maliziosa degli uomini; il serpente, ricorda gli amici 
  che feriscono con veleni; il cavallo che nitrisce rammenta la sensualità 
  degli adolescenti (cf. Ger 5,8); la laboriosissima formica stimola il neghittoso 
  e il pigro: infatti, quando un giovane vive oziosamente, la Scrittura, rimproverandolo, 
  lo esorta a prendere esempio dagli animali: O pigro, va’ dalla formica 
  e imitala e, osservando le sue vie, diventa ancor più sapiente di quella 
  (Pr 6,6). Vedendola, infatti, mettere da parte i cibi al momento opportuno, 
  imitala, facendo tesoro dei frutti delle opere buone per i secoli che verranno. 
  E ancora: Avvicinati all’ape e impara quanto sia operosa (Pr 6,8). Come 
  quella, infatti, volando intorno a fiori d’ogni genere, raccoglie il miele 
  che serve a te; allo stesso modo anche tu, percorrendo le divine Scritture, 
  afferra la tua salvezza. Quando ti sarai saziato di esse, esclamerai: Com’è 
  soave al mio gusto la tua parola! È più dolce del miele e del 
  favo alla mia bocca (Sal 118,103).
  Allora il Creatore non è ancora più degno di essere glorificato? 
  Infatti, anche se tu non conosci come siano fatti tutti gli esseri, ciò 
  vuol forse dire che le creature siano inutili? Puoi conoscere le qualità 
  di tutte le piante? O puoi forse discernere tutti i benefici che derivano da 
  ogni animale? Dal veleno di vipera si preparano antidoti per la salute degli 
  uomini. Mi dirai che il serpente è orrendo. Temi il Signore, ed esso 
  non potrà nuocerti. Lo scorpione può pungerti; temi il Signore 
  e non ti pungerà. Il leone è affamato di sangue. Temi il Signore 
  e, come un tempo accadde a Daniele (cf. Dn 6,18), si accovaccerà accanto 
  a te. D’altronde, c’è da meravigliarsi per la potenza di 
  questi animali. Osserva lo scorpione, ad esempio, che possiede le sue armi nei 
  pungiglioni, altri hanno la forza riposta nei denti; altri ancora combattono 
  con le unghie; per il basilisco, invece, la potenza è nello sguardo.
  Dalla varietà della creazione, dunque, puoi renderti in qualche modo 
  conto della grandezza del Creatore. Ma, forse, tu non conosci queste cose; forse 
  non t’importa nulla della natura che ti circonda. 
XVIII CATECHESI BATTESIMALE
  La speranza della resurrezione
 1. La radice di ogni opera di bene è la speranza della 
  resurrezione. L'attesa della mercede, infatti, rafforza l'anima nella buona 
  azione. Ogni operaio è pronto ad assoggettarsi alle fatiche se vede un 
  guadagno delle fatiche stesse. Per quelli che lavorano senza la mercede scade 
  l'anima con il corpo. Il soldato che si aspetta il premio del combattimento 
  è pronto alle guerre. Nessuno militando per un re senza giudizio e che 
  non riconosce i premi delle fatiche, è pronto ad affrontare la morte 
  per lui. Così anche ogni anima che crede nella resurrezione giustamente 
  ha cura di sé; quella che, invece, non crede nella resurrezione è 
  consegnata alla rovina. Chi crede che il corpo attende la resurrezione ha cura 
  della veste e non lo contamina con la fornicazione. Chi non crede alla resurrezione 
  si dà alla fornicazione abusando del suo corpo come se fosse di un altro. 
  
  Grande dottrina e lezione della santa Chiesa cattolica è la fede nella 
  resurrezione dei morti. Grande e necessaria dottrina oppugnata da molti e comprovata 
  dalla verità. I greci la combattono, i samaritani la negano, gli eretici 
  la scherniscono. La contraddizione è multiforme, ma la verità 
  è uniforme. 
  La decomposizione del cadavere
  2. I greci e ugualmente i samaritani adducono contro di noi questi motivi. L'uomo 
  che è morto cade, si decompone e tutto si dissolve in vermi che anche 
  muoiono. Tanta putredine e decomposizione riceve il corpo!… In che modo 
  dunque risorge? I pesci hanno mangiato i naufraghi ed i pesci stessi vengono 
  mangiati. Orsi e leoni maciullandole hanno divorato anche le ossa di quelli 
  che combattono contro le belve. Avvoltoi e corvi, beccano le carni di cadaveri 
  giacenti per terra, volano per tutto il mondo. Dove si ricompone quel corpo? 
  Può darsi che degli uccelli che l'hanno mangiato, chi muore in India, 
  chi in Persia, chi nella terra dei goti. Vento e pioggia disperdono la stessa 
  cenere di quelli che vengono cremati. Dove si ricompone il corpo? 
  A Dio tutto è vicino
  3. Per te che sei piccolo uomo e debole, l'India è lontana dalla terra 
  gotica e la Spagna dalla Persia. A Dio, invece, che tiene tutta la terra in 
  un pugno, tutto è vicino. Non accusare Dio d'impotenza dalla tua debolezza, 
  piuttosto considera la sua potenza. Il sole che è una piccola opera di 
  Dio con la semplice diffusione dei raggi riscalda tutto il mondo, e l'aria che 
  Dio fece circonda quanto è nel mondo. Dio artefice del sole e dell'aria 
  è lontano dal mondo? 
  Supponi che siano stati mischiati insieme semi diversi per natura (a te che 
  sei debole nella fede propongo esempi di poco momento) e che questi diversi 
  semi siano racchiusi in un solo tuo pugno. Per te che sei uomo è arduo 
  o facile distinguere nel tuo pugno, riunire e assegnare al suo genere ciascuno 
  dei semi diversi, secondo la propria natura? Dunque se tu sei capace di distinguere 
  ciò che è contenuto nella tua mano, Dio non può distinguere 
  e assegnare quanto è nel suo pugno? Considera ciò che dico: è 
  empio negarlo. 
  La giustizia di Dio
  4. Segui lo stesso criterio di giustizia ed entra in te stesso. Hai diversi 
  domestici, alcuni sono buoni, altri cattivi. Tu rispetti i buoni e castighi 
  i cattivi. Se tu sei giudice lodi i buoni e punisci gli scellerati. Se in te 
  che sei uomo mortale si salva il senso del giusto, in Dio che è il re 
  di tutto senza successore non c'è la rimunerazione della giustizia? È 
  empio negarlo. Considera ciò che dico. Molti omicidi sono morti impuniti 
  nel loro letto. Dov'è la giustizia di Dio? Spesso a un assassino reo 
  di cinquanta omicidi venne solo per una volta tagliata la testa. Dove sconterà 
  la pena per i quarantanove? Se dopo questo mondo non ci fosse un giudizio e 
  una retribuzione, tu accuseresti Dio di ingiustizia. 
  Non ti meravigliare per il differimento del giudizio. Chi è in gara dopo 
  la fine della competizione è incoronato o vituperato. Mai l'arbitro incorona 
  quelli che sono in gara, ma attende che tutti finiscano di gareggiare perché 
  dopo la graduatoria distribuisca il premio e la corona. Così anche Dio, 
  mentre il combattimento dura nel mondo aiuta parzialmente i giusti, poi li ricompensa 
  pienamente, alla fine. 
  La coscienza della resurrezione
  5. Se la resurrezione dei morti per te non esiste perché condanni i violatori 
  dei sepolcri? Se il corpo si dissolve e la resurrezione è senza speranza, 
  perché chi viola il sepolcro incorre in una pena? Vedi che anche se tu 
  neghi con le labbra, rimane piena in te la coscienza della resurrezione. 
  Morti risorgeremo
  6. Un albero abbattuto rifiorisce e l'uomo abbattuto non rifiorisce? Ciò 
  che è stato seminato e mietuto rimane sull'aia e l'uomo reciso da questo 
  mondo non rimane sull'aia? I tralci della vite e i rami degli alberi completamente 
  tagliati, trapiantati, ricevono la vita e portano frutto, l'uomo, poi, per il 
  quale le piante esistono, una volta sotterrato non risorgerà? Al confronto 
  delle fatiche quale è più grande, plasmare una statua che da principio 
  non c'era, o rifare di nuovo con la stessa forma una che si era rotta? Dio che 
  ci fece dal nulla, non potrà di nuovo far risorgere quelli che c'erano 
  e sono morti? 
  Ma tu non credi a quanto è scritto sulla resurrezione perché sei 
  greco. Contempla dalla natura questo e rifletti sulle cose che sino ad oggi 
  si vedono. Si semina il frumento, se piace, o qualsivoglia genere di semi. Appena 
  cade, come se morisse, va in putrefazione ed è inutile al nutrimento. 
  Ma quello putrefatto risorge verdeggiante e caduto piccolo risorge bellissimo. 
  Il frumento è fatto per noi. Per il nostro uso il frumento e i semi sono 
  fatti, non per se stessi. Quelle cose che per noi sono state create, morte rivivono, 
  e noi, motivo per i quali esse vivono, morti non risorgeremo? 
  Dio ogni anno opera la resurrezione
  7. È tempo d'inverno come vedi. Gli alberi sono come morti. Dove sono 
  ora le foglie del fico? Dove i grappoli della vite? Nell'inverno questi sono 
  morti e nella primavera verdeggianti e quando viene il tempo, allora, come dalla 
  morte, rinasce la forza della vita. Dio guardando la tua infedeltà in 
  queste cose fenomeniche opera ogni anno la resurrezione perché, vedendo 
  ciò nelle cose inanimate, lo ritieni anche sulle animate. Le mosche e 
  le api spesso annegate nell'acqua dopo un po' risorgono, e il genere delle lamprede 
  d'inverno rimane immobile e d'estate poi risorge. A te che pensi cose umili 
  e vili ti vengono dati simili esempi. Ora chi concede ad esseri irragionevoli 
  e deprecabili di vivere oltre la natura, egli stesso a noi, per i quali fece 
  quelle cose, non la concederà? 
  La fenice
  8. Ma i greci cercano una evidente resurrezione dei morti e dicono che anche 
  se queste cose risorgono, non del tutto sono andate in putredine. Essi cercano 
  di vedere apertamente l'animale putrefatto che risorge. Dio conosceva tale incredulità 
  degli uomini e per questo creò l'uccello chiamato fenice. Esso, come 
  scrive Clemente e i più narrano, è unigenito e venendo dalla terra 
  d'Egitto a intervalli di cinquecento anni dimostra la risurrezione, non nei 
  luoghi deserti, ma perché sia conosciuto il mistero che avviene, in una 
  città illustre in modo che l'incredibile sia toccato con mano. 
  Costruitosi un nido di mirra, di incenso e di altri aromi in un ciclo completo 
  di anni, entratovi, agli occhi di tutti muore e imputridisce. Poi, dalla putrefazione 
  della carne morta, nasce un verme e questo crescendo prende la forma di un uccello. 
  Credi alla cosa. Come del genere delle api, così vedi formarsi dai vermi 
  e dalle liquidissime uova penne di uccelli, ossi e nervi che spuntano. Poi la 
  suddetta fenice, mettendo le penne e divenuta perfetta quale era la prima fenice, 
  vola nell'aria, come anche quella che era morta, mostrando agli uomini apertamente 
  la resurrezione dei morti. 
  Meraviglioso uccello è la fenice, ma uccello irragionevole che mai canta 
  a Dio. Vola nell'aria, ma non sa che sia l'unigenito figlio di Dio. A questo 
  animale irrazionale che non conosce il suo creatore è data la resurrezione 
  dai morti. A noi, poi, che glorifichiamo Dio e osserviamo i suoi precetti non 
  è data la resurrezione? 
  La vita e la resurrezione
  9. Ma poiché è lontano e raro l'esempio della fenice, e non lo 
  credono ancora, prendi una dimostrazione di quelle cose che ogni giorno accadono. 
  Cento o duecento anni prima, tutti quelli che parliamo e ascoltiamo dove eravamo? 
  Ignoriamo forse il principio della costituzione dei nostri corpi? Non sai che 
  siamo nati da elementi deboli, informi e uniformi? L'uomo è formato da 
  questo elemento uniforme e debole; e ciò che è debole divenuto 
  carne si muta nella robustezza dei tendini e nello splendore degli occhi, nell'olfatto 
  del naso, nell'udito degli orecchi, nella lingua che parla, nel cuore che palpita, 
  nell'operosità delle mani, nella velocità dei piedi e in tutte 
  le membra. E ciò che è debole diviene un fabbricatore di navi, 
  costruttore di case, architetto e operaio di arte, soldato, principe, legislatore 
  e re. Dio che, pertanto, ci fece da vili elementi non può farci risorgere 
  quando siamo morti? Chi ha dato corpo a una cosa vilissima non può far 
  di nuovo risorgere un corpo che è morto? Chi ha creato ciò che 
  non c'era, non potrà far risorgere ciò che esisteva ma è 
  morto? 
  Le dimostrazioni raziocinanti
  10. Eccoti una dimostrazione evidente della resurrezione dei morti nel cielo 
  e tra gli astri attestata ogni mese. Infatti il corpo della luna completamente 
  esaurito, in modo che nulla si vede più, di nuovo aumenta e si stabilisce 
  in ciò che era prima. Per una dimostrazione perfetta della cosa, la luna, 
  dopo una serie di anni sparita, si cambia manifestamente in sangue e di nuovo 
  prende il corpo splendente. Dio ha preparato ciò perché tu, uomo, 
  che sei formato dal sangue credessi alla resurrezione dei morti e ciò 
  che vedi nella luna lo credessi anche per te. Con i greci usa queste argomentazioni. 
  Con quelli che non recepiscono le Scritture combatti con armi non scritturistiche, 
  ma prese solo dalle dimostrazioni raziocinanti. Da loro non è recepito 
  né chi è Mosè, ne chi Isaia, né il Vangelo, né 
  Paolo. 
  Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe
  11. Passa ora ai samaritani che accettano solo la Legge e non ammettono i profeti. 
  Ad essi è inefficace come sembra la presente lettura di Ezechiele. Non 
  accettano, come dicevo, i profeti. Come persuaderemo i samaritani? Veniamo ora 
  agli scritti della Legge. Dio dice a Mosè: «Io sono il Dio di Abramo, 
  di Isacco e di Giacobbe» che ci sono e sussistono. Se Abramo, Isacco e 
  Giacobbe fossero morti, egli sarebbe Dio di quelli che non esistono. Quando 
  mai un re ha detto di essere il re dei soldati che non ha? Quando mai uno ha 
  mostrato la ricchezza che non possiede? Bisogna che Abramo, Isacco e Giacobbe 
  esistano perché Dio sia Dio di quelli che esistono. Non disse ero di 
  quelli, ma sono. Si tratta del giudizio. Abramo dice al Signore: «Chi 
  giudica tutta la terra non praticherà il giudizio?». 
  Analogie del Vecchio Testamento
  12. I samaritani insensati contestano e dicono: ammesso che le anime di Abramo, 
  di Isacco e di Giacobbe rimangono, i loro corpi, però, non possono risorgere. 
  Se fu possibile che la verga di Mosè, il giusto, divenisse drago, non 
  è possibile che i corpi dei giusti vivano e risorgano? Ciò che 
  è avvenuto contro natura, non può ricostituirsi secondo natura? 
  Anche la verga di Aronne recisa e morta germogliò senza umore di acqua. 
  Pur trovandosi al coperto, tuttavia, germogliò come nei campi. Era in 
  luoghi aridi e in una notte diede i frutti delle piante da tempo irrigate. Se 
  la verga di Aronne risuscitò dai morti, non può risuscitare Aronne? 
  Dio che per conservargli il sommo sacerdozio compì il miracolo nel legno, 
  non può dare la resurrezione ad Aronne? Una donna contro natura diventò 
  sale. Se la carne si muta in sale, la carne non si può ricostituire in 
  carne? La moglie di Lot divenne una statua di sale e non può risorgere 
  la moglie di Abramo? Da quale potenza fu cambiata la mano di Mosè che 
  in un'ora divenne come neve e poi ritornò come prima? Certamente per 
  comando divino. Allora il comando divino era efficace, ora non più? 
  Gli increduli
  13. O samaritani, i più stolti di tutti, sin da principio come fu fatto 
  l'uomo? Andate al primo libro della Scrittura che anche voi accettate: «E 
  Dio formò l'uomo dalla polvere di terra». La polvere fu mutata 
  in carne, e la carne non si può ricostituire di nuovo in carne? Bisogna 
  chiedervi come furono fatti i cieli, la terra e il mare? Come il sole, la luna 
  e gli astri? Come dalle acque gli uccelli e i pesci? Come dalla terra tutti 
  gli animali? Tante miriadi di creature passarono dal non essere all'essere e 
  noi uomini che abbiamo l'immagine di Lui non risorgeremo? Veramente la cosa 
  è piena di incredulità e grande è la condanna contro gli 
  increduli. Abramo chiama il Signore giudice di tutta la terra e quelli che imparano 
  la Legge sono increduli. È scritto che l'uomo viene dalla terra ma quelli 
  che leggono non credono. 
  Nella vita terrena il tempo del pentimento
  14. Questo per gli infedeli, ma per noi che crediamo vale ciò che risulta 
  dai profeti. Alcuni che ricorrono ai profeti non credono alle Scritture e ci 
  adducono: 
  • Non si alzeranno gli empi nel giudizio; 
  • Se l'uomo scende nell'Ade non ne sale più; 
  • Non ti loderanno i morti, o Signore; 
  Essi fanno cattivo uso di quello che è scritto bene. 
  Ma conviene andare incontro anche ad essi come è permesso. 
  Se si dice che gli empi non risorgono nel giudizio significa questo: che risorgeranno 
  non nel giudizio, ma nella condanna. Dio non ha bisogno di molta indagine; nel 
  momento in cui gli empi risorgono li seguirà la condanna. Se si dice 
  che i morti non loderanno te, o Signore, significa che solo in questa vita c'è 
  spazio per la penitenza e il perdono. Quelli che lo utilizzano ti loderanno. 
  Dopo il decesso non è lecito a quelli che muoiono nei peccati, come beneficati, 
  lodare, bensì rimpiangere. La lode è di coloro che sono grati, 
  il pianto è dei fustigati. Allora i giusti loderanno e quelli che sono 
  morti nei peccati non hanno più tempo utile per il pentimento. 
  Le profezie dei profeti sulla resurrezione
  15. Per quanto concerne: «se l'uomo scende nell'Ade non ne sale più» 
  vedi il seguito. È scritto infatti: «non ne sale più né 
  ritorna alla propria casa». Tutto il mondo passerà ed ogni casa 
  sarà distrutta. Come potrà tornare alla sua casa se ci sarà 
  poi un'altra terra nuova? Bisognava che avessero ascoltato Giobbe che dice: 
  «Per l'albero c'è la speranza. Se fu tagliato, di nuovo germoglierà 
  e il suo virgulto non cessa. Se la radice invecchia nel terreno e il tronco 
  perisce al suolo, germoglierà dall'umore dell'acqua e farà la 
  chioma come una pianta giovane. L'uomo che muore scompare? Il mortale deceduto 
  non c'è più?». Per infondere pudore e rossore (così 
  è da leggere interrogativamente non c'è più) dice che il 
  legno muore e risorge. Ma l'uomo per il quale gli alberi furono fatti, non risorgerà? 
  
  Perché tu non creda che io forzi il testo leggi il seguito. Dopo aver 
  detto, interrogando: «L'uomo deceduto non c'è più?», 
  aggiunge «se, infatti, l'uomo muore, vivrà». E subito dice: 
  «Aspetterò sino a quando di nuovo io divenga». E altrove 
  ancora: «Egli resusciterà sulla terra la mia pelle che sopporta 
  queste cose». 
  Il profeta Isaia dice: «I morti risorgeranno e risusciteranno quelli che 
  sono nelle tombe». Apertamente il profeta Ezechiele che ci sta vicino, 
  dice: «Io aprirò i vostri sepolcri e vi porterò via da essi». 
  E Daniele dice: «Molti di quelli che dormono sotto la polvere della terra 
  risorgeranno, alcuni per la vita eterna, altri per l'obbrobrio eterno». 
  
  La resurrezione dei morti nella Sacra Scrittura
  16. Molti passi scritturistici testimoniano la resurrezione dei morti. Molte 
  altre proposizioni abbiamo al riguardo. Ricordiamola solo di passaggio, e tralasciamo 
  la resurrezione di Lazzaro al quarto giorno; tralasciamo per brevità 
  di tempo il figlio della vedova, che risorse. E solo per ricordo si presenti 
  la figlia del capo della sinagoga. Si dica anche che le pietre si spaccarono 
  e molte salme di santi risuscitarono dalle tombe aperte. In primo luogo si ricordi 
  che Cristo risuscitò dai morti. 
  Ho tralasciato Elia e il figlio della vedova da lui resuscitato, ed Eliseo che 
  due volte risuscitò durante la vita e dopo essere morto. Da vivo operò 
  la resurrezione con un suo soffio. E perché non solo siano onorate le 
  anime dei giusti, ma si creda che nei corpi dei giusti c'è una forza, 
  un morto gettato nella tomba di Eliseo, appena ebbe a toccare il corpo del profeta, 
  riprese la vita. Il corpo morto del profeta compì un'opera dell'anima. 
  Egli giacendo morto diede la vita ad un morto, e diede la vita rimanendo ugualmente 
  tra i morti. Perché? Se fosse risorto Eliseo la cosa si sarebbe ascritta 
  alla sola sua anima. Per dimostrare che anche se l'anima non è presente, 
  c'è una forza nel corpo dei santi, per l'anima giusta che tanti anni 
  abitò in lui ed era al suo servizio. Non siamo increduli da sciocchi 
  come se la cosa non fosse avvenuta. I sudari e i grembiuli che sono esteriori, 
  accostati ai corpi dei malati, facevano sorgere le forze ai deboli. A più 
  forte ragione il corpo del profeta poté risuscitare un morto. 
  Pietro e Paolo
  17. Molte cose sono da dire su questo se vogliamo esporre uno ad uno tutti fatti 
  meravigliosi accaduti. Per la precedente stanchezza, il digiuno di venerdì 
  e la veglia, le cose saranno dette di corsa. Con lo spargere poche parole ricevete 
  come buona terra il seme facendolo fruttificare in abbondanza. È da ricordare 
  che anche gli apostoli risuscitarono i morti. Pietro risuscitò Tabita 
  a Ioppe e Paolo Eutico nella Troade, così tutti gli altri apostoli, per 
  quanto non siano stati scritti i miracoli operati da ciascuno. Ricordate tutte 
  le cose dette nella prima lettera ai Corinzi che Paolo scrisse contro quelli 
  che dicevano: «In che modo i morti risorgono? In quale corpo vengono?». 
  Inoltre: «Se i morti non risorgono neanche Cristo è risorto» 
  e chiamò stolti quelli che non credono. Ivi è esposta tutta la 
  dottrina della resurrezione dei morti. Inoltre, anche nella lettera ai Tessalonicesi 
  scrisse: «Non vogliamo, fratelli, che ignoriate quanto concerne quelli 
  che sono morti perché non abbiate ad affliggervi come gli altri che non 
  hanno speranza» e tutte le cose che seguono, specialmente: «e prima 
  risorgeranno i morti in Cristo». 
  Lo splendore del corpo risorto
  18. Ricordate soprattutto questo che dice Paolo quasi mostrandolo col dito: 
  «Bisogna che questo corpo corruttibile si rivesta d'incorruttibilità: 
  e che questo corpo mortale si rivesta d'immortalità». Questo corpo 
  risorgerà, non rimanendo debole quale è, ma esso stesso risorgerà. 
  Si trasformerà rivestendosi della incorruttibilità, come il ferro 
  accostato al fuoco diventa fuoco, o meglio come sa il Signore che lo risuscita. 
  
  Questo corpo risorgerà. Non rimarrà tale, ma eterno. Non avrà 
  bisogno di cibi per vivere, né di scale per la salita. Diviene spirituale, 
  qualche cosa di mirabile e non siamo capaci di dire quale. Allora i giusti, 
  dice, splenderanno come il sole, la luna e quasi splendore del firmamento. Dio 
  prevedendo la infedeltà degli uomini concesse a piccolissimi vermi d'estate 
  di emettere raggi luminosi dal corpo, perché da ciò che si vede 
  si crede a quello che si aspetta. Chi dona una parte può anche dare tutto. 
  Chi ha fatto risplendere di luce il verme molto più farà risplendere 
  l'uomo giusto. 
  Il corpo della resurrezione
  19. Dunque risorgeremo tutti avendo corpi eterni ma non simili. Ma se uno è 
  giusto riceve un corpo celeste perché possa degnamente muoversi tra gli 
  angeli. Se qualcuno è peccatore riceve un corpo eterno capace di sopportare 
  la pena dei peccati, perché bruciando nel fuoco eterno non si consuma 
  mai. E giustamente Dio si comporta in questo modo con l'una e l'altra categoria. 
  Nulla da noi viene fatto senza il corpo. Bestemmiamo con la bocca e preghiamo 
  con la bocca. Fornichiamo con il corpo, col corpo siamo puri. Rubiamo con la 
  mano, diamo l'elemosina con la mano ed altre cose simili. Poiché ad ogni 
  cosa serve il corpo, anche nel futuro esso partecipa di quello che ha fatto. 
  
  Non perdere la salvezza celeste
  20. Risparmiamo, dunque, il corpo e non abusiamone come di cose altrui. Non 
  diciamo come gli eretici che la veste del corpo è estranea, ma rispettiamola 
  come propria. Dovremo rendere conto al Signore di tutte le cose fatte mediante 
  il corpo. Non dire nessuno mi vede, non credere che non vi sia testimone per 
  le cose fatte. Spesso non è presente l'uomo, ma il Creatore è 
  un testimone leale, rimane fedele nel cielo e osserva quanto avviene. Le macchie 
  del peccato rimangono nel corpo. Come per una piaga estesa nel corpo, anche 
  se c'è stata una cura, rimane la cicatrice, così anche il peccato 
  ferisce l'anima e il corpo, e i segni delle cicatrici rimangono in tutti. Si 
  cancellano solo in quelli che ricevono il lavacro. Dio sana le antiche ferite 
  dell'anima e del corpo mediante in battesimo. Contro le future premuniamoci 
  noi stessi, tutti in comune, per custodire pura la veste del corpo e non perdere 
  la realtà, la salvezza celeste, per una vile fornicazione o lascivia 
  o qualche altro peccato, ma per ereditare il regno eterno di Dio, di cui con 
  la sua grazia renda degni tutti voi. 
  La professione di fede
  21. Ciò sia detto a dimostrazione della resurrezione dei morti. La professione 
  di fede da noi ripetuta per voi, con ogni diligenza, con le stesse parole sia 
  da voi pronunziata e si fissi nella vostra memoria. 
  La spiegazione della fine del simbolo
  22. La fede professata è contenuta nel seguito: «E in un solo battesimo 
  di penitenza per la remissione dei peccati e nella santa Chiesa cattolica, e 
  nella resurrezione della carne e nella vita eterna». Sul battesimo e sulla 
  penitenza si è parlato nelle catechesi precedenti. Le cose dette sulla 
  resurrezione dei morti sono state dette per spiegare: «e nella resurrezione 
  della carne». Le cose che rimangono sono dette per: «nell'unica 
  santa Chiesa cattolica». Di questa si potrebbe dire molto, ma lo diremo 
  in breve. 
  La Chiesa cattolica
  23. Si chiama cattolica perché si diffonde per tutto il mondo da un confine 
  all'altro della terra; perché insegna universalmente e con esattezza 
  tutti i principi che giovano alla conoscenza degli uomini nelle cose visibili 
  ed invisibili, celesti e terrestri; perché è subordinato al suo 
  culto tutto il genere umano, capi e sudditi, dotti e indotti; perché 
  sana e cura da per tutto ogni specie di peccati dell'anima e del corpo che si 
  commettono. Essa ha in sé ogni conclamata virtù nelle opere, nelle 
  parole e in ogni carisma spirituale. 
  Le radici del termine Chiesa
  24. È chiamata appropriatamente Chiesa perché convoca e raccoglie 
  insieme tutti, come nel Levitico dice il Signore: «Riunisci tutta la comunità 
  alla porta del tabernacolo del convegno». Degno di nota che il termine 
  ecclesiason (cioè convoca) per la prima volta si legge qui nelle Scritture, 
  quando il Signore costituì Aronne al sommo sacerdozio. Nel Deutoronomio 
  Dio dice a Mosè: «Convocami il popolo ed ascolti le mie parole 
  perché impari a temermi». Di nuovo ricorda il nome di Chiesa quando 
  parla delle tavole. In queste erano scritte tutte le parole che il Signore disse 
  per voi sul monte, in mezzo al fuoco, nel giorno della riunione. Quasi dicesse 
  più apertamente: «Nel giorno in cui chiamati dal Signore vi riuniste». 
  Il salmista canta: «Ti confesserò, Signore, nella grande chiesa, 
  tra gran popolo ti loderò». 
  La Chiesa non più assemblea di Israele
  25. Prima il salmista aveva cantato: «Nella adunanza benedite Dio il Signore, 
  dalle sorgenti di Israele». Per le insidie tese contro il Salvatore i 
  giudei sono stati allontanati dalla grazia. Il Salvatore costruì per 
  i gentili una seconda santa Chiesa di cristiani, sulla quale disse a Pietro: 
  «E su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno 
  non prevarranno contro di essa». Di entrambe chiaramente profetando parlò 
  David. Della prima chiesa che fu abbandonata: «Odio il convegno dei malvagi». 
  Della seconda che fu edificata dice nello stesso salmo: «Signore, ho amato 
  il decoro della tua casa». Subito di seguito: «Nelle adunanze ti 
  loderò, Signore». Ripudiata quella che era in Giudea, per tutto 
  il mondo le Chiese di Cristo si estesero, delle quali si dice nei salmi: «Cantate 
  al Signore un canto nuovo, la sua lode nella Chiesa dei santi». Il profeta 
  dice ai giudei cose consentanee: «Non mi compiaccio di voi, dice il Signore 
  onnipotente». Subito continua:«Perché dal sorgere del sole 
  sino al tramonto il mio nome è glorificato tra le genti». Di questa 
  santa Chiesa cattolica scrive Paolo a Timoteo: «Perché tu sappia 
  in che modo devi comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa di Dio 
  vivo, colonna e fondamento della verità». 
  La Chiesa cattolica e la chiesa degli eretici
  26. Il nome di chiesa si addice a cose diverse, come della moltitudine nel teatro 
  degli efesini è scritto: «Dopo aver detto ciò sciolse l'adunanza». 
  Giustamente qualcuno potrebbe chiamare, e con fondamento, chiesa dei malvagi 
  le adunanze degli eretici. Mi riferisco ai marcioniti, manichei ed altri. Perciò 
  ti è data saldamente la fede «nell'una santa Chiesa cattolica» 
  perché, fuggendo le riunioni degli abominevoli, tu aderisca in tutto 
  alla santa Chiesa cattolica, nella quale sei rinato. 
  Se poi passi per le città non chiedere semplicemente dov'è il 
  «curiacon» (casa del Signore). Anche le eresie degli empi pretendono 
  di chiamare «curiaca» le loro spelonche. Né dove si trova 
  la chiesa, ma dove è la Chiesa cattolica. Questo è proprio il 
  nome di quella santa e madre di noi tutti. Essa è la sposa di nostro 
  Signore Gesù Cristo, unigenito figlio di Dio. È scritto infatti: 
  «Come Cristo amò la Chiesa e si è sacrificato per essa» 
  e il resto che segue. Essa è figura ed imitazione di quella in alto, 
  Gerusalemme, che è libera e madre di tutti noi. Prima era sterile ed 
  ora è di molta prole. 
  La pace, confine della Chiesa
  27. Fu ripudiata la prima, nella seconda Chiesa cattolica, come dice Paolo: 
  «Dio al primo posto stabilì gli apostoli, al secondo i profeti, 
  al terzo i dottori, poi le potenza, poi i carismi delle guarigioni, le assistenze, 
  i governi, i generi delle lingue» ed ogni specie di virtù. Mi riferisco 
  alla saggezza e all'intelletto, alla temperanza e alla giustizia, all'elemosina 
  e alla misericordia, e alla pazienza invitta nelle persecuzioni. Questa Chiesa, 
  con le armi della giustizia nella destra e nella sinistra, con la gloria e l'ignominia, 
  per prima nelle persecuzioni e nelle tribolazioni ha cinto i santi martiri di 
  corone intrecciate dei vari fiori della pazienza. Ora in tempo di pace per grazia 
  di Dio riceve il dovuto onore dai re, dalle autorità e da uomini di ogni 
  ceto e nazione. I re delle nazioni che abitano le singole regioni hanno i limiti 
  del loro dominio. La sola vera santa Chiesa cattolica ha, per tutto il mondo, 
  un potere infinito. Dio pose - come è scritto - la pace come confine 
  ad essa. Se sulla Chiesa volessi parlare di ogni cosa mi occorrerebbero molte 
  ore per il discorso. 
  L'impegno per la vita eterna
  28. Se siamo istruiti e ci comportiamo bene in questa Chiesa cattolica, avremo 
  il Regno dei Cieli ed erediteremo la vita eterna, per la quale tutto sopportiamo 
  per riceverla come guadagno dal Signore. Non è un obiettivo di piccole 
  cose, ma l'impegno per la vita eterna. Perciò nella professione di fede 
  impariamo che dopo le parole «e nelle resurrezione della carne», 
  cioè dei morti, di cui abbiamo parlato, «crediamo nelle vita eterna» 
  per la quale noi cristiani lottiamo. 
  La vita eterna
  29. Realmente e veramente il Padre è la vita che per mezzo del Figlio 
  fa scaturire nello Spirito Santo doni celesti per tutti. Per la sua misericordia 
  verso noi uomini sono stati promessi infallibilmente quelli della vita eterna. 
  È da credere che questo è possibile. Bisogna credere non per la 
  nostra debolezza ma guardando la sua potenza: «Tutto è possibile 
  a Dio». Che ciò sia possibile e che aspettiamo la vita eterna lo 
  dice Daniele: «Coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno 
  come stelle per sempre», ecc. Dice Paolo: «Così saremo sempre 
  col Signore». Essere sempre col Signore significa vita eterna. Chiaramente 
  il Salvatore dice nel Vangelo: «Quelli andranno al supplizio eterno, i 
  giusti, invece, alla vita eterna». 
  Le vie per la vita eterna
  30. Molte sono le prove della vita eterna. Noi desideriamo acquistare questa 
  vita eterna e le Sacre Scritture ci mostrano i modi dell'acquisto. Per la lunghezza 
  del discorso addurremo poche testimonianze, lasciando le altre alla ricerca 
  dei volenterosi. Ora mediante la fede. È scritto, infatti: «Chi 
  crede nel figlio ha la vita eterna», ecc. Di nuovo egli stesso dice: «In 
  verità, in verità, vi dico: chi ascolta la mia parola e crede 
  a chi mi ha mandato ha la vita eterna», ecc. Ora mediante la predicazione 
  del Vangelo. Dice infatti: «Chi miete riceve la mercede e porta il frutto 
  per la vita eterna». Ora per il martirio e la confessione di Cristo. Dice 
  infatti: «Chi odia la sua anima in questo mondo la custodirà per 
  la vita eterna». E ancora con l'anteporre Cristo alle ricchezze e alla 
  parentela: «e chiunque ha lasciato fratelli e sorelle, ecc. erediterà 
  la vita eterna». Ora per l'osservanza dei precetti: «Non fornicare, 
  non uccidere» e il resto che segue, come Gesù rispose a chi gli 
  si era avvicinato chiedendogli: «Maestro buono che debbo fare per avere 
  la vita eterna?». Ora recedendo dalla cattive azioni e servendo Dio. Dice 
  infatti Paolo: «Liberáti dal peccato e divenuti servi di Dio avete 
  il vostro frutto nella santificazione, e per fine la vita eterna». 
  Le vie alla vita eterna
  31. Molti sono i modi, e li ho tralasciati per l'abbondanza della materia, nella 
  ricerca della vita eterna. Il Signore è molto misericordioso. Non una, 
  non due, ma molte vie d'entrata aprì alla vita eterna perché tutti 
  ne fruissero liberamente per quanto era in lui. Le cose che ci sono state dette 
  in modo conveniente sulla vita eterna riguardano l'ultimo precetto, la fine 
  di quelli che professiamo nel credo. Potessimo noi tutti, quelli che insegnano 
  e quelli che ascoltano, per grazia di Dio conseguirla. 
  Preparare l'anima ai carismi celesti
  32. Del resto, fratelli carissimi, la parola di insegnamento vi esorta a preparare 
  l'anima a ricevere i carismi celesti. Sulla santa ed apostolica fede a voi tramandata 
  per la diffusione, abbiamo tenuto nei passati giorni della quaresima quante 
  istruzioni per grazia di Dio ci erano lecite. Non che solo questo avremmo dovuto 
  dire; molto è stato omesso e forse meglio da maestri più validi 
  si sarebbe proposto alla riflessione. Il giorno della santa Pasqua si avvicina 
  e la nostra carità in Cristo sarà illuminata dal lavacro della 
  rigenerazione. Di nuovo sarete istruiti, Dio volendo, su cose appropriate: con 
  quale pietà e ordine è necessario che i chiamati entrino; per 
  quale motivo si compie ciascuno dei sacri misteri del battesimo; con quale devozione 
  e ordine dopo il battesimo si deve andare al santo altare di Dio e lì 
  gustare i misteri spirituali e celesti, perché la vostra anima, prima 
  illuminata dalla parola d'insegnamento, conosca la grandezza di ogni carisma 
  elargito da Dio. 
  Le catechesi mistagogiche
  33. Dopo il santo e salutare giorno di Pasqua, subito dal secondo giorno dopo 
  il sabato, nei singoli giorni seguenti della settimana, dopo la sinassi, entrando 
  nel luogo santo della resurrezione, ascolterete, Dio volendo, altre catechesi. 
  In esse di nuovo sarete istruiti sui motivi di ciascuna delle cose avvenute 
  ricevendo le prove del Vecchio e del Nuovo Testamento. Prima su ciò che 
  è stato fatto antecedentemente al battesimo; poi in che modo siete stati 
  purificati dai peccati, per mezzo del Signore, con il lavacro d'acqua nella 
  parola; poi come siete divenuti sacerdotalmente partecipi del nome di Cristo, 
  come vi è stato dato il sigillo della comunione dello Spirito Santo; 
  dei misteri sull'altare del Nuovo Testamento, che qui hanno avuto inizio; che 
  cosa di essi hanno tramandato le Sacre Scritture, e quale sia la loro efficacia 
  e come avvicinarsi ad essi, il modo e quando è necessario riceverli. 
  Alla fine di tutto vi dirò come nell'avvenire bisogna comportarsi con 
  le opere e le parole nella dignità di grazia perché tutti voi 
  possiate conseguire la vita eterna. E ciò, se Dio vuole, vi sarà 
  spiegato. 
  La redenzione è vicina
  34. Per il resto fratelli, rallegratevi sempre nel Signore, lo ripeto, rallegratevi. 
  La vostra redenzione è vicina e il celeste esercito degli angeli attende 
  la vostra salvezza. Già si sente la voce di chi grida nel deserto: «Preparate 
  la via del Signore». Grida il profeta: «Voi che avete sete venite 
  all'acqua». E subito il seguito: «Ascoltatemi e mangiate ciò 
  che è buono e la vostra anima godrà nei beni». E non molto 
  dopo ascolterete la bella lettura che dice: «Sii raggiante, nuova Gerusalemme, 
  poiché arriva la tua luce». Di questa Gerusalemme il profeta disse: 
  «Dopo sarai chiamata città della giustizia; Sion città fedele» 
  per la Legge che venne da Sion e la parola del Signore che venne da Gerusalemme. 
  Di qui si sparse come la pioggia su tutta la terra. 
  Il profeta per voi ad essa dice: «Gira intorno i tuoi occhi e vedi riuniti 
  i tuoi figli». Essa risponde: «Chi sono questi che come nubi e come 
  colombe con i colombini volano su di me?». Le nuvole per la parte spirituale, 
  le colombe per la semplicità E di nuovo: «Chi udì tali cose? 
  O chi vide così? La terra ha partorito in un sol giorno ed è nato 
  il popolo d'un tratto? Sion partorì e diede alla luce i suoi figli». 
  Tutto sarà pieno di gioia ineffabile per il Signore che dice: «Ecco 
  faccio Gerusalemme ad esaltazione e il popolo a mio gaudio». 
  La misericordia di Dio
  35. Sia lecito dire a voi anche questo: «Rallegratevi cieli ed esulti 
  la terra» ecc. Perché «Dio ha avuto misericordia della sua 
  gente ed ha consolato i poveri del suo popolo». Questo avverrà 
  per la misericordia di Dio che vi dice: «Io farò sparire le tue 
  iniquità come nuvola e come nebbia i tuoi peccati». Voi che siete 
  degni del nome di fedeli (e per voi è scritto: «Ai miei servi si 
  impone un nome nuovo, che sarà benedetto sulla terra») direte con 
  gioia: «Benedetto Dio e Padre del Signore Gesù Cristo che ha benedetto 
  noi con ogni benedizione spirituale tra i celesti in Cristo, nel quale abbiamo 
  la redenzione del suo sangue, il perdono dei peccati secondo la ricchezza della 
  sua grazia che sovrabbondò in noi» ecc. E di nuovo: «Dio 
  che è ricco di misericordia, per la sua grande carità con la quale 
  ci amò pur essendo noi morti per le cadute, ci ravvivò in Cristo». 
  Così ancora lodate il Signore, l'autore dei beni, dicendo: «Quando 
  apparve la benignità e la misericordia del salvatore nostro Dio, non 
  per le opere di giustizia che noi facemmo, ma per la sua misericordia ci salvò, 
  mediante il lavacro della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo 
  che diffuse abbondantemente su di noi per mezzo di Gesù Cristo nostro 
  Signore, perché giustificati dalla sua grazia divenissimo eredi nella 
  speranza della via eterna». Lo stesso Dio e padre del nostro Signore Gesù 
  Cristo, il padre della gloria vi dia lo spirito della sapienza e della rivelazione 
  nella sua conoscenza. Vi custodisca con gli occhi della mente illuminati per 
  tutto il tempo nelle opere, nelle parole e nei buoni pensieri. A lui gloria, 
  onore e potenza per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo con lo Spirito 
  Santo ora e sempre e per tutti i secoli infiniti.
 
  I CATECHESI MISTAGOGICA
  Con lettura della prima epistola cattolica di Pietro, dalle parole: «Siate 
  temperanti, vigilate» fino alla fine dell'epistola. 
  Riflettere sul battesimo
  1. Desideravo da tempo, o veri e amati figli della chiesa, di parlarvi di questi 
  misteri spirituali e celesti. Ma ben sapendo che l'occhio ha più credibilità 
  dell'orecchio, ho atteso la presente circostanza. Vi guiderò trovandovi 
  più disponibili alle cose da dire per questa serata, nel prato del paradiso 
  più luminoso e odoroso. Siete nelle condizioni migliori e più 
  sensibili ai misteri divini, per il battesimo divino e vivificante. Dunque, 
  bisogna ormai imbandire la tavola degli insegnamenti di perfezione. Ve li daremo 
  con molta cura perchè voi possiate percepire ciò che è 
  avvenuto per voi in questa sera del battesimo. 
  Rinunzia a satana, il Faraone
  2. Siete prima venuti nella parte esterna dove si amministra il battesimo e 
  rivolti verso occidente avete ascoltato e vi è stato ordinato di stendere 
  la mano rinunziando a satana come se fosse presente. È necessario per 
  voi sapere che questo nella storia antica era una figura. Quando il Faraone, 
  tiranno aspro e crudele, angariava il popolo libero e generoso degli ebrei, 
  Dio mandò Mosè a farli uscire da questa dura schiavitù 
  degli egiziani. Le porte furono unte col sangue dell'agnello, perchè 
  lo sterminatore risparmiasse le case che avevano il segno del sangue, e il popolo 
  degli ebrei fu inaspettatamente liberato. Mentre li inseguiva, dopo che si erano 
  liberati, vide che straordinariamente il mare si apriva davanti a loro. Tuttavia 
  andò avanti, calcando orma su orma e improvvisamente fu sommerso e inghiottito 
  in mezzo al Mar Rosso. 
  Mosè e Cristo
  3. Trasferisciti con me ora dalla cose antiche alle nuove, dal simbolo alla 
  realtà. Lì era Mosè, da Dio mandato in Egitto, qui Cristo 
  dal Padre mandato nel mondo. Lì per fare uscire dall'Egitto il popolo 
  oppresso, qui perchè Cristo liberasse quelli che nel mondo sono oppressi 
  dal peccato. Lì il sangue dell'agnello fu la deviazione dello sterminatore, 
  qui il sangue dell'Agnello immacolato Gesù Cristo è il rifugio 
  contro i demoni. Il tiranno inseguì l'antico popolo fino al mare, e il 
  demonio audace, turpe e principe del male ti inseguì sino alle stesse 
  sorgenti della salvezza. Quello fu sommerso nel mare, questo scomparve nell'acqua 
  della salvezza. 
  La rinunzia a satana
  4. Tu poi ti senti ordinare di stendere la mano e dire come ad uno che ti è 
  presente: «Rinunzio a te, satana». Voglio anche spiegarvi perchè 
  vi siete voltati ad occidente. È opportuno. L'occidente è il luogo 
  delle tenebre visibili, una oscurità che essendo tenebrosa nelle tenebre 
  ha il potere. Per questo simbolicamente guardando verso occidente, avete rinunziato 
  a quel principe oscuro e tetro. Che cosa, stando in quella posizione, disse 
  a ciascuno di voi? «Rinunzio a te, satana, cattivo e crudele tiranno e 
  non temo più la tua forza. Cristo l'ha distrutta, partecipando con me 
  al sangue e alla carne. Egli ha abolito mediante le sofferenze la morte con 
  la morte in modo che io non sia più soggetto alla schiavitù. Rinunzio 
  a te serpente ingannevole e capace di tutto. Rinunzio a te che sei insidioso 
  e simulando amicizia hai compiuto ogni malvagità. Tu hai ispirato ai 
  nostri protoparenti l'apostasia. Rinunzio a te, satana, autore e complice di 
  ogni malvagità». 
  Le opere di satana
  5. Nella seconda parte della formula poi tu impari a dire: «E alle tue 
  opere». Le opere di satana sono tutti i peccati, dai quali bisogna stare 
  lontano, come chi fugge per sempre dal tiranno getta anche le sue armi. Ogni 
  specie di peccato si inserisce nelle opere del diavolo. Inoltre sappi che quanto 
  tu dici soprattutto in quel terribile momento viene scritto lettera per lettera 
  nei libri invisibili di Dio. Dunque commettendo qualche cosa che sia, invece, 
  contraria, sarai giudicato come spergiuro. Rinunzia perciò alle opere 
  di satana, dico; ad ogni opera e pensiero che siano contrari alla parola promessa. 
  
  La pompa del diavolo
  6. Poi tu dici: «Ad ogni sua pompa». La pompa del diavolo è 
  la mania del teatro, delle corse dei cavalli, della caccia e di ogni simile 
  vanità, da cui pregando di essere liberato il santo chiede a Dio: «Distogli 
  i miei occhi dal guardare le cose vane». Non ti sia gradita la passione 
  per il teatro, ove si hanno gli spettacoli dissoluti dei mimi, che sono di violenza 
  e di ogni indecenza, e le danze furiose di uomini effeminati. Nè la passione 
  di quelli che nella caccia si espongono alle fiere per lusingare il loro sventurato 
  stomaco. Per prendersi cura dei cibi per il ventre, diventano veramente cibo 
  del ventre di bestie feroci. A dirla esplicitamente, per il dio ventre espongono 
  la loro vita in combattimenti sui precipizi. Fuggi le corse dei cavalli, spettacolo 
  frenetico che fa scadere le anime. Tutto questo è la pompa del diavolo. 
  
  La contaminazione
  7. Ma anche quello che si appende nei templi degli idoli e nelle feste, come 
  carni, pani e altre simili cose contaminate dalla invocazione di demoni infami, 
  è da inserire nella pompa del diavolo. Il pane e il vino dell'eucarestia 
  prima della santa epiclesi dell'adorabile Trinità, erano pane e vino 
  comuni. Dopo l'epiclesi, invece, il pane diventa corpo di Cristo e il vino sangue 
  di Cristo. Allo stesso modo gli alimenti della pompa di satana, che sono per 
  loro natura comuni, con l'invocazione dei demoni diventano impuri. 
  Il culto del diavolo
  8. Dopo ciò tu dici: «E al suo culto». Il culto del diavolo 
  è la preghiera nei templi pagani e tutto ciò che si fa ad onore 
  degli idoli insensibili: accendere le lampade e bruciare incenso alle sorgenti 
  dei fiumi, come alcuni ingannati dai sogni o dai demoni. Si arriva a questo 
  credendo di trovare la guarigione dei mali corporali. Non partecipare a cose 
  siffatte. Gli auspici, la divinazione, gli auguri, gli amuleti, le scritte sulle 
  lamine, le magie, ed altri malefici e altre pratiche simili sono culto del diavolo. 
  Fuggine dunque lontano. Se vi ricadi, dopo esserti allontanato da satana per 
  aderire a Cristo, tu sperimenterai un tiranno più crudele. Egli prima 
  ti trattava come un familiare e ti risparmiava una dura schiavitù, ora 
  invece è molto inferocito contro di te. E tu sarai privato di Cristo 
  e proverai quello. Non hai ascoltato la "Storia antica" che ci racconta 
  di Lot e delle sue figlie? Non fu salvato con le figlie raggiungendo la montagna, 
  mentre la moglie divenne una colonna di sale, immobilizzata per sempre nel ricordo 
  della cattiva intenzione e del voltarsi indietro? Attenzione dunque a te stesso 
  e non ritornare indietro, dopo aver messo la mano all'aratro, all'amara consuetudine 
  di questa vita. Ma fuggi sulla montagna verso Gesù Cristo, la pietra 
  non tagliata con le mani che ha riempito l'universo. 
  La professione di fede verso oriente
  9. Quando tu rinunzi a satana, cancellando ogni patto con lui, tu distruggi 
  le vecchie alleanze con l'inferno. Ti si apre il paradiso di Dio, che piantò 
  ad oriente da dove per la disubbidienza fu esiliato il nostro primo genitore. 
  E simbolo di ciò è il tuo voltarti da occidente ad oriente, regione 
  della luce. Allora ti si disse di pronunziare: «Credo nel Padre, nel Figlio 
  e nello Spirito Santo e in un solo battesimo di penitenza». Di questo, 
  ti è stato largamente parlato, nelle catechesi precedenti, come la grazia 
  di Dio ci ha concesso. 
  Sii vigile
  10. Rafforzato da queste parole, sii vigile. Infatti «il nostro avversario 
  il diavolo - come si è letto prima - si aggira come un leone, cercando 
  chi divorare». Nel passato divorava la morte che aveva il sopravvento. 
  Dopo il sacro lavacro della rigenerazione, Dio ha tolto il pianto da ogni volto. 
  Non piangerai più, spogliato dell'uomo vecchio, ma festeggerai, avendo 
  indossato l'abito della salvezza Gesù Cristo. 
  Il Santo dei Santi
  11. Questo è avvenuto nell'edificio esteriore. Dio volendo, quando per 
  ordine con i discorsi mistagogici entreremo nel Santo dei Santi, allora conosceremo 
  i simboli delle cose che si compiono. A Dio gloria, potenza e grandezza con 
  il Figlio e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.
 
  II CATECHESI MISTAGOGICA
  Con lettura dell'Epistola ai Romani, dalle parole: «O 
  non sapete che quanti siamo stati battezzati in Gesù Cristo, siamo stati 
  battezzati nella sua morte» fino a «non siete più sotto la 
  legge, ma sotto la grazia». 
  La spiegazione dei riti del battesimo
  1. Sono a voi utili queste istruzioni quotidiane sui misteri e i nuovi insegnamenti 
  che proclamano nuove situazioni, tanto più che voi siete stati rigenerati 
  dal vecchio al nuovo. Per questo è necessario che io per ordine vi esponga 
  il seguito della mistagogia di ieri per comprendere la simbologia dei riti che 
  si sono svolti su di voi nell'interno dell'edificio. 
  Spogliarsi della tunica
  2. Appena entrati vi siete tolti la tunica. Ciò per la raffigurazione 
  che si eliminava l'uomo vecchio con le sue abitudini. Spogliati siete rimasti 
  nudi, imitando in ciò Cristo nudo sulla croce. Egli nella nudità 
  spogliò i principati e le potestà trionfando a fronte alta sulla 
  croce. Poiché nelle vostre membra si nascondevano le potenze avverse, 
  non vi è più permesso portare la vecchia tunica. Non vi parlo 
  minimamente della tunica visibile, ma dell'uomo vecchio che si corrompe nelle 
  passioni ingannatrici. L'anima che una volta se ne sia spogliata non se ne rivesta 
  di nuovo, ma dica con la sposa di Cristo nel "Cantico dei Cantici": 
  «Mi sono spogliata della tunica, perché indossarla?». Che 
  meraviglia! Siete stati nudi davanti agli occhi di tutti e non vi siete arrossiti. 
  Portavate veramente l'immagine del primo uomo Adamo, che nel paradiso era nudo 
  e non si vergognava. 
  L'unzione
  3. Poi svestiti siete stati unti con l'olio esorcizzato, dalla cima dei capelli 
  sino all'estremità del corpo, divenendo partecipi del buon ulivo che 
  è Gesù Cristo. Recisi dall'oleastro siete stati innestati nell'ulivo 
  buono e siete divenuti partecipi dell'abbondanza dell'ulivo. L'olio esorcizzato 
  simboleggia la partecipazione all'abbondanza del Cristo che mette in fuga ogni 
  traccia di potenza avversa. Come le insufflazioni dei Santi e la invocazione 
  del nome di Dio e la preghiera riceve una tale forza che non solo purifica bruciando 
  le tracce dei peccati, ma anche insegue le potenze invisibili del maligno. 
  Morte e vita
  4. Dopo per mano siete stati condotti alla santa piscina del divino battesimo 
  come il Cristo dalla croce alla tomba che vi è davanti. Ognuno è 
  stato interrogato se crede nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. 
  Avete fatto la confessione salutare e vi siete immersi per tre volte nell'acqua 
  e di nuovo siete risaliti simboleggiando la sepoltura di tre giorni del Cristo. 
  Come il nostro Salvatore passò tre giorni e tre notti nel cuore della 
  terra, così anche voi con la prima emersione avete imitato il primo giorno 
  del Cristo sottoterra e nella immersione la notte. Colui che è nella 
  notte più non vede e chi, invece, è nel giorno vive la luce, così 
  nella immersione, come nella notte, nulla vedete, ma nella emersione di nuovo 
  vi trovate come nel giorno. Nello stesso tempo siete morti e rigenerati. Quest'acqua 
  salutare fu la vostra tomba e la vostra madre. Ciò che disse Salomone 
  per altre cose si può adattare a voi. Nel passo infatti disse: «C'è 
  il tempo di nascere e il tempo di morire». Per voi l'inverso: il tempo 
  di morire è il tempo di nascere. Un solo tempo ha conseguito le due cose: 
  la vostra nascita ha coinciso con la morte. 
  La realtà della salvezza
  5. O cosa strana e paradossale! Non siamo veramente morti, né veramente 
  seppelliti, né veramente crocifissi e risuscitati, ma l'imitazione in 
  immagine è salvezza nella realtà. Il Cristo è stato realmente 
  crocifisso, realmente seppellito e realmente è risorto. Ogni grazia ci 
  è stata elargita perché partecipando alle sue sofferenze lo imitiamo 
  guadagnando in realtà la salvezza. O misericordia senza misura! Cristo 
  ha ricevuto i chiodi nelle sue mani pure ed ha sofferto; a me, invece, senza 
  soffrire e penare, per la partecipazione è donata la salvezza. 
  Simbolo della passione di Cristo
  6. Nessuno creda che il battesimo conferisca solo la remissione dei peccati 
  e la grazia dell'adozione di figlio, come il battesimo di Giovanni che procura 
  soltanto la remissione dei peccati. Ma noi sappiamo esattamente che come è 
  la purificazione dei peccati e l'intermediario del dono dello Spirito Santo, 
  così è il simbolo della passione di Cristo. Per questo Paolo poco 
  fa ha proclamato altamente: «Ignorate che quanti siamo stati battezzati 
  in Gesù Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte? Noi siamo stati 
  sepolti con lui mediante il battesimo». Questo diceva forse per alcuni 
  che ammettevano il battesimo come intermediario della remissione dei peccati 
  e della figliolanza dell'adozione e non la partecipazione in figura della vera 
  passione di Cristo. 
  Una stessa pianta
  7. Sappiamo dunque che quanto Cristo sopportò, l'ha sofferto in realtà 
  e non in apparenza per noi e per la nostra salvezza, e noi diveniamo partecipi 
  della sua passione. Paolo lo proclama con tutta franchezza: «Se siamo 
  divenuti una stessa pianta con lui per la somiglianza nella sua morte, lo saremo 
  anche per la resurrezione». Ben detto: «una stessa pianta». 
  Qui fu piantata la vera vigna e noi, per la partecipazione al battesimo della 
  morte, siamo divenuti una stessa pianta con lui. Approfondisci con molta attenzione 
  le parole dell'Apostolo. Non dice: se siamo divenuti una medesima pianta con 
  lui per la morte, ma per la somiglianza alla sua morte. In realtà in 
  Cristo c'è stata la morte vera, l'anima si è separata dal corpo, 
  la sua sepoltura fu vera e il suo santo corpo fu avvolto in un lenzuolo puro. 
  In lui tutto è veramente avvenuto. Per noi è solo una somiglianza 
  di morte e di sofferenze, ma per la salvezza non è somiglianza, ma verità. 
  
  Una nuova vita
  8. Abbastanza istruiti in queste cose vi prego di ritenerle a memoria perché 
  io indegno vi possa dire: «Vi amo perché sempre vi ricordate di 
  me, ritenendo le tradizioni che vi ho trasmesso». Dio è potente. 
  Egli che da morti vi ha reso vivi, vi concede di condurre una nuova vita. A 
  lui la gloria e la potenza ora e per i secoli. Amen.
 
  III CATECHESI MISTAGOGICA 
  Con la lettura tolta dalla prima epistola cattolica di 
  Giovanni dalle parole: «Ora voi avete l'unzione (crismazione) ricevuta 
  dal Santo e tutti avete la scienza» fino a «e non veniamo svergognati 
  da lui alla sua venuta». 
  L'unzione
  1. Battezzati nel Cristo e di Lui rivestiti siete divenuti conformi al Figlio 
  di Dio. Infatti Dio che ci ha predestinati all'adozione a figli, ci ha resi 
  conformi al corpo glorioso di Cristo. Ormai divenuti partecipi di Cristo, siete 
  naturalmente chiamati Cristi. Di voi dice il Signore: «Non toccate i miei 
  Cristi». Siete divenuti Cristi ricevendo il sigillo dello Spirito Santo. 
  Tutto si è compiuto in voi figuratamente, poiché siete le immagini 
  di Cristo. 
  Egli dopo che fu battezzato nel fiume Giordano e comunicò alle acque 
  il contatto della sua divinità, ne risalì e su di lui scese lo 
  Spirito Santo nel suo essere. Il simile si posava sul simile. Anche per voi 
  ugualmente quando siete saliti dalla piscina delle sacre acque, fu conferito 
  il crisma, il quale è figura di Colui che unse il Cristo. È lo 
  Spirito Santo di cui il beato Isaia nella profezia parla in persona del Signore: 
  «Lo Spirito del Signore è su di me. Per questo mi ha unto, per 
  mandarmi ad evangelizzare i poveri». 
  L'unzione dello Spirito Santo
  2. Cristo non fu unto di olio o di profumo materiale dall'uomo, ma dal Padre, 
  avendolo designato Salvatore di tutto il mondo, lo unse di Spirito Santo, come 
  Pietro disse: «Dio unse Gesù di Nazaret di Spirito Santo». 
  Il profeta David esclamava: «Il tuo trono, o Dio, è per i secoli 
  dei secoli. Lo scettro di giustizia è lo scettro del tuo regno. Tu hai 
  amato la giustizia e odiato l'iniquità. Per questo Dio, il tuo Dio, ti 
  ha unto dell'olio di letizia sopra i tuoi eguali». 
  Come il Cristo fu veramente crocifisso e sepolto e risuscitò, anche voi, 
  per il battesimo, in similitudine siete stati degni di essere con lui crocifissi, 
  sepolti e resuscitati. Così per il crisma. Egli è stato unto dell'olio 
  spirituale di esultazione, cioè dello Spirito Santo chiamato olio di 
  esultazione perché è l'autore della gioia spirituale. Voi siete 
  stati unti di balsamo divenendo partecipi e compagni di Cristo. 
  Lo Spirito Santo Vivificatore
  3. Attento però a non pensare che quello sia un semplice balsamo. Come 
  il pane dell'eucarestia, dopo l'invocazione dello Spirito Santo non è 
  più semplice pane, ma corpo di Cristo, così anche questo sacro 
  balsamo, dopo l'invocazione, non è più semplice balsamo, o come 
  si potrebbe dire comune, ma crisma di Cristo, divenuto efficace della sua divinità 
  per la presenza dello Spirito Santo. Ti vengono unti simbolicamente di quel 
  balsamo la fronte e tutti gli altri sensi. Il corpo è unto di questo 
  balsamo visibile, ma l'anima è santificata dallo Spirito Santo vivificatore. 
  
  L'unzione delle diverse parti del corpo
  4. Innanzi tutto siete stati unti sulla fronte per essere liberati dalla vergogna 
  che il primo uomo prevaricatore portava ovunque, e per contemplare col viso 
  scoperto la gloria del Signore come in uno specchio. Poi sugli orecchi perché 
  abbiate gli orecchi di cui ebbe a dire Isaia: «Il Signore mi ha dato un 
  orecchio per intendere». E il Signore nei vangeli: «Chi ha orecchi 
  per intendere intenda». Poi sulle narici affinché, ricevendo il 
  profumo di Dio, possiate dire: «Noi siamo per Dio il buon odore di Cristo 
  tra quelli che sono salvi». Poi sul petto perché: «rivestiti 
  della corazza della giustizia possiate resistere agli inganni del diavolo». 
  Come il Salvatore, dopo il battesimo e la discesa dello Spirito Santo, uscì 
  a combattere contro l'avversario, così anche voi dopo il santo battesimo 
  e la mistica unzione, rivestiti della intera armatura dello Spirito Santo, resistete 
  alla potenza avversaria e combattetela dicendo: «Posso tutto in Cristo 
  che mi dà la forza». 
  Il nome cristiano
  5. Giudicati degni di questa santa cresima siete stati chiamati cristiani, inverando 
  per la vostra rigenerazione anche il nome. Infatti, prima di essere degni del 
  battesimo e della grazia dello Spirito Santo, non eravate sufficientemente meritevoli, 
  ma v'incamminavate per divenire cristiani. 
  Le prefigurazioni bibliche
  6. Bisogna sapere che il simbolo della cresima si trova nell'antica Scrittura. 
  Infatti, quando Mosè comunicò al fratello l'ordine di Dio di costituirlo 
  sommo sacerdote, lo lavò nell'acqua e lo unse. Fu chiamato Cristo per 
  questa unzione naturalmente simbolica. Così il sommo sacerdote elevando 
  Salomone a Re lo unse dopo che si bagnò nel torrente Ghicon. Ma queste 
  cose avvenivano loro simbolicamente. Invece, per voi non è in figura 
  ma in verità, perché di chi fu unto in realtà dallo Spirito 
  Santo è il principio della vostra salvezza. Egli è come la primizia 
  e voi siete la massa di pasta. Se la primizia è santa, la santità 
  si trasmetterà certamente alla massa di pasta. 
  Conservare l'unzione
  7. Conservate senza macchia la cresima che vi sarà maestra in tutto, 
  se rimane in voi, come avete ora ascoltato le parole del beato Giovanni che 
  ha fatto molte considerazioni sull'unzione. Essa è la santa e spirituale 
  salvaguardia del corpo e la salvezza dell'anima. 
  Di questa unzione sin dai tempi antichi il beato Isaia profetizzava dicendo: 
  «Il Signore opererà per tutti i popoli su questo monte». 
  Egli chiama monte anche altrove come quando dice: «Negli ultimi giorni 
  sarà visibile il monte del Signore»; «berranno vino, berranno 
  allegria, si ungeranno di balsamo». Per esortarti a comprendere questo 
  balsamo, come mistico, dice: «Dai tutto questo ai popoli: il disegno del 
  Signore è su tutti i popoli». 
  Unti di questo sacro balsamo custoditelo puro e irreprensibile in voi progredendo 
  nelle buone opere e divenendo accetti all'autore della nostra salvezza, Gesù 
  Cristo: cui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
 
  IV CATECHESI MISTAGOGICA 
  Con lettura dell'Epistola di S.Paolo ai Corinti: «Io infatti ho ricevuto 
  dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso ecc.». 
  L'eucarestia
  1. Questa istruzione del beato Paolo vi rende pienamente consapevoli dei divini 
  misteri di cui siete considerati degni, divenuti un solo corpo e un solo sangue 
  con Gesù Cristo. Ora egli ha proclamato: «Nella notte in cui nostro 
  Signore Gesù Cristo fu tradito, prese il pane e dopo aver reso grazie 
  lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate, 
  questo è il mio corpo. Poi prese il calice e rese grazie disse: Prendete 
  e bevete, questo è il mio sangue». Gesù stesso si è 
  manifestato dicendo del pane: «Questo è il mio corpo». Chi 
  avrebbe ora il coraggio di dubitarne? Egli stesso l'ha dichiarato dicendo: «Questo 
  è il mio sangue». Chi lo metterebbe in dubbio dicendo che non è 
  il suo sangue? 
  Le nozze di Cana
  2. Egli di sua volontà una volta cambiò a Cana di Galilea l'acqua 
  in vino, e non è degno di fede se muta il vino in sangue? Invitato alle 
  nozze fisiche fece questo miracolo strepitoso. E noi non lo confesseremo molto 
  più, avendo dato ai figli dello sposo la gioia del suo corpo e del suo 
  sangue? 
  Portatori di Cristo
  3. Con ogni sicurezza partecipiamo al corpo e al sangue di Cristo. Sotto la 
  specie del pane ti è dato il corpo, e sotto la specie del vino ti è 
  dato il sangue perché tu divenga, partecipando al corpo e al sangue di 
  Cristo, un solo corpo e un solo sangue col Cristo. Così diveniamo portatori 
  di Cristo, essendosi diffusi il suo corpo e il suo sangue per le nostre membra. 
  Così secondo il beato Pietro noi diveniamo «partecipi della natura 
  divina». 
  Il fraintendimento degli ebrei
  4. Una volta Cristo parlando ai giudei disse: «Se non mangiate la mia 
  carne e non bevete il mio sangue, non avete in voi la vita». Quelli non 
  intendendo spiritualmente le sue parole se ne andarono scandalizzati, credendo 
  che il Salvatore li invitasse alla sarcofagia. 
  Il pane e il Logos
  5. C'erano nell'Antico Testamento i pani della proposizione i quali proprio 
  perché dell'Antico Testamento sono terminati. Nel Nuovo Testamento è 
  un pane celeste e un calice di salvezza che santificano l'anima e il corpo. 
  Come il pane è proprio per il corpo, così il Logos è proprio 
  per l'anima. 
  La fede non i sensi
  6. Non ritenerli come semplici e naturali quel pane e quel vino: sono invece, 
  secondo la dichiarazione del Signore, il corpo e il sangue. Anche se i sensi 
  ti inducono a questo, la fede però ti sia salda. Non giudicare la cosa 
  dal gusto, ma per fede abbi la piena convinzione, tu che sei giudicato degno 
  del corpo e del sangue di Cristo. 
  Il calice che inebria
  7. Il beato David te ne spiega la forza dicendo: «Tu hai preparato davanti 
  a me una tavola di fronte ai miei oppressori». Questo è ciò 
  che dice. Prima della tua venuta i demoni apprestavano agli uomini una tavola 
  che era insozzata e inquinata e piena di forza diabolica. Ma dopo la tua venuta, 
  o Signore, hai preparato una tavola davanti a me. Quando l'uomo ha detto a Dio: 
  «Hai preparato davanti a me una tavola», che altro significa se 
  non la mensa mistica e spirituale che Dio ci preparò di fronte all'avversario, 
  cioè in opposizione ai demoni? E molto ragionevolmente. Quella tavola 
  aveva la comunione con i demoni, questa la comunione con Dio. «Tu mi ungesti 
  la testa di olio». Con l'olio ti unse la testa sulla fronte mediante il 
  sigillo di Dio, perché tu divenissi impronta del sigillo, tempio di Dio. 
  «Come è delizioso il tuo calice che mi inebria!». Tu vedi 
  che qui si parla del calice che Gesù prese tra le mani e rendendo grazie 
  disse: «Questo è il mio sangue sparso per molti in remissione dei 
  peccati». 
  Le tue vesti siano sempre bianche
  8. Per questo anche Salomone alludendo a tale grazia dice nell'Ecclesiaste: 
  «Mangia qui il tuo pane con gioia»; il pane spirituale cioè. 
  «Qui» indica la chiamata di salvezza che beatifica. «E bevi 
  il tuo vino di buon cuore»: il vino spirituale. «Versa l'olio sulla 
  tua testa». Non vedi che si allude al crisma mistico? E: «le tue 
  vesti siano sempre bianche perché il Signore si è compiaciuto 
  delle tue opere». Ora il Signore si è compiaciuto delle tue opere. 
  Prima che ti avvicinassi alla grazia, «vanità delle vanità» 
  erano le tue opere. 
  Ora che ti sei spogliato delle vesti antiche ed hai indossato spiritualmente 
  quelle bianche, bisogna che sempre tu sia vestito di bianco. Non diciamo assolutamente 
  questo, che tu vesta sempre di bianco, ma occorre che tu sia rivestito di candore, 
  di splendore, e di spiritualità, perché tu possa dire con il beato 
  Isaia: «Si rallegri la mia anima nel Signore: mi ha fatto indossare il 
  mantello della salvezza, e mi ha ricoperto della tunica della letizia». 
  
  Il pane spirituale
  9. Avendo appreso queste cose, hai piena coscienza che ciò che ti pare 
  pane non è pane, anche se al gusto è tale, ma corpo di Cristo, 
  e il vino che pare vino non è vino, anche se il gusto l'avverte come 
  tale, ma sangue di Cristo. Di ciò anticamente David cantando disse : 
  «Il pane fortifica il cuore dell'uomo, e il suo volto brilla d'olio». 
  Fortifica il tuo cuore, prendendo il pane come spirituale e si rallegri il volto 
  della tua anima. Il tuo volto, discoperto in una coscienza pura, possa riflettere 
  come in uno specchio la gloria del Signore e progredire di gloria in gloria 
  nel Cristo Gesù nostro Signore: al quale sia gloria nei secoli dei secoli. 
  Amen. 
