Tra scienza e salvezza

Vaccini: Riflessioni morali per i cristiani ortodossi circa i preparati
a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti

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Negli ultimi mesi, a causa del decreto-legge n° 73 del 7 giugno 2017 sulle nuove norme per le vaccinazioni, si sono rivolti alla nostra associazione molti genitori di fede cristiana ortodossa che desideravano una risposta alla domanda se un cristiano dovrebbe opporsi alla vaccinazione obbligatoria dei propri figli riguardo ad alcuni vaccini in quanto questi sono prodotti da cellule estratte da feti abortiti e se è lecito moralmente per noi cristiani l’uso di quei vaccini la cui produzione è in connessione con atti di aborto procurato. Si tratta dei vaccini che sono stati preparati a partire da linee cellulari umane di origine fetale, usando tessuti di feti umani da aborti come fonte di tali cellule.

Abbiamo atteso a prendere una posizione, sia come associazione cristiano-ortodossa sia come singoli, perché volevamo raccogliere e studiare sia una documentazione da fonti scientifiche valide, sia consultarci con altre organizzazioni Pro Vita. Oltre a questo ci siamo consultati, riguardo al problema morale, con diversi eminenti teologi ortodossi e con molti monaci e monasteri dentro e fuori da Monte Athos. La loro risposta è stata che è un abominio ed esiste un obbligo morale per le famiglie cristiane di dichiararsi obbiettori di coscienza.
Destano particolare preoccupazione i vaccini che sono stati realizzati utilizzando in parte il tessuto fetale derivato da aborti avvenuti decenni fa, e portano i nomi MRC-5 e WI-38. Tra questi il Varivax per la varicella, il Meruvax II per la rosolia, e l’Havrix e il Vaqta per l’epatite A.
I ceppi di cellule utilizzati per il MRC-5 e il WI-38 provengono da bambini abortiti nel 1961.
Le loro cellule sono state rigenerate dalla Merck e da altre aziende, in laboratorio. Questi ceppi di cellule sono tecnicamente “immortali”, perché i tecnici possono conservarli indefinitamente nelle condizioni appropriate. Oggi però alcuni ricercatori per ottenere il tessuto di cui hanno bisogno, frequentano i luoghi dove si praticano le interruzioni di gravidanza, così da poter immediatamente impacchettare e conservare i tessuti nel momento in cui gli aborti sono fatti .

In ambito cattolico romano e particolarmente nei circoli e nelle associazioni Pro Vita la domanda si è posta già nel 2003 ed è stata affrontata dalla Pontificia Accademia Pro Vita del Vaticano. Quest’ultima, dopo aver dato l’incarico ad un comitato scientifico, ha risposto in una lettera nel 2005. Lo studio condotto dall’Accademia è stato approvato e fatto proprio dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede.
Secondo il documento redatto dalla Pontificia Accademia Pro Vita si possono distinguere tre gradi di cooperazione al male per quanto riguarda la produzione, la vendita e l’uso di vaccini che utilizzano i resti dei bambini abortiti.
1. Per cominciare, quelli che procurano i tessuti dai bambini abortiti, sono colpevoli di cooperare formalmente all’aborto approvandolo e sfruttando l’atto stesso dell’aborto. Essi sono colpevoli come il fidanzato che paga per l’aborto, l’amica che spinge la donna alla fabbrica dell’aborto, o l’abortista che esegue la procedura vera e propria.
2. Leggermente staccati da questa cooperazione diretta all’aborto sono coloro che mettono in commercio, pubblicizzano e distribuiscono i vaccini derivati. Ma anche queste attività sono moralmente illecite, perché esse potrebbero “contribuire, di fatto, a incentivare l’effettuazione di altri aborti volontari, finalizzati alla produzione di tali vaccini.
3. Infine, ci sono i medici e i pazienti che fanno uso di questi vaccini, anche se conoscono la loro origine. Essi sono autorizzati a utilizzare i vaccini quando non c’è alternativa disponibile, al fine di evitare rischi di salute significativi ai bambini e, indirettamente, alla popolazione in generale. Tuttavia, questo provoca una costrizione morale ai genitori, che sono sottoposti all’alternativa di agire contro coscienza o mettere in pericolo la salute dei propri figli. Si tratta di un’alternativa ingiusta che deve essere eliminata quanto prima.
La Pontificia Accademia conclude, quindi, ricordando il dovere morale di fare di più che resistere passivamente al male; si deve combatterlo attivamente. Tutti avrebbero l’obbligo di opporsi con ogni mezzo ai vaccini che creano problemi morali, facendo pressione affinché vengano preparati vaccini alternativi .


CONCLUSIONI

Dal punto di vista della prevenzione di malattie infettive e contagiose molto gravi, che in passato hanno causato migliaia di morti, è chiaro che i vaccini sono stati una grande conquista per l’umanità, e il loro impiego nella lotta contro le infezioni fino alla loro eradicazione, mediante una immunizzazione delle popolazioni interessate, rappresenta indubbiamente una “pietra miliare” nella lotta dell’uomo contro le malattie infettive e contagiose.
Tuttavia, poiché alcuni vaccini sono preparati a partire dai virus raccolti nei tessuti di feti infettati e volontariamente abortiti, e successivamente attenuati e coltivati mediante ceppi di cellule umane ugualmente provenienti da aborti volontari, a noi di fede cristiana ortodossa si pongono importanti problemi etici. La domanda che ci siamo posti e alla quale abbiamo cercato di dare una risposta è: chi usa un vaccino del genere, quanto coopera al male dell’aborto?
Certamente non ci soddisfa l’argomentazione di molti che i vaccini in passato venivano preparati da cellule provenienti da feti umani abortiti, e che al momento le linee cellulari utilizzate sono distanti dagli aborti originali e che oggi non è più necessario ricavare cellule da nuovi aborti volontari, e che le linee cellulari sui vaccini in questione sono coltivati.

Crediamo che un aborto, anche se procurato 50 anni fa, continua ad essere sempre un male e non è accettabile moralmente come cristiani. Il male per il cristianesimo non ha una scadenza temporale ma di conversione.

Alla domanda se si coopera al male dell’aborto tramite questi vaccini la nostra risposta è positiva e come persone di fede, avendo a cuore la salvezza dell'anima, chiediamo allo stato e dalle autorità locali preposte di garantire il diritto di obbiezione di coscienza per motivi morali e di religione anche riguardo ai vaccini, come è garantito in altri campi, e di fornire, come ha il dovere, vaccini alternativi alle famiglie obbiettrici. Per quanto riguarda i vaccini che ora sono senza alternative, si deve far promotore perché ne vengano approntati altri e nel frattempo esentare gli obiettori dall’obbligo vaccinale.

Consigliamo ai genitori obbiettori di coscienza di chiedere e pretendere, da chi dà loro assistenza sanitaria, informazioni accurate e dettagliate su quali vaccini sono stati sviluppati utilizzando ceppi di cellule di origine illecita, abortiva, e di manifestare la loro opposizione per motivi religiosi. I genitori inoltre dovrebbero far pressione, esprimendo il loro disaccordo morale, alle case farmaceutiche che producono questi vaccini.

20 settembre 2017

Il direttivo all’unanimità

Stilianos Bouris
Lorena Chiapponi
Tracquilio Michele
Giovanni Bellomo
Paolo Bruno

Aderiscono al documento:

Padre Serafim Valeriani della parrocchia San Basilio il Grande di Bologna.
Padre Popa Costel della parrocchia San Giovanni Crisostomo di Busto Arsizio.
L'associazione Comunità Ortodossa San Giovanni Crisostomo.
Padre Giovanni Capparelli della parrocchia San Giovanni di Kronstadt di Castrovillari.
Padre Pietro Maddalena di Gaeta.
Padre Vid Trandafir della parrocchia San Luca di Bologna.

Note: Fonte: https://www.notizieprovita.it/economia-e-vita/vaccini-si-vaccini-no-se-derivano-da-cellule-di-bambini-abortiti/

Il documento integrale con le conclusioni può essere consultato e scaricato alla pagina internet: http://www.academiavita.org/_pdf/documents/pav/vaccines_prepared_from_aborted_human_foetuses.pdf